Il futuro nei numeri

La Matematica: bella, utile e non impossibile

Intervista a Piergiorgio Odifreddi sul valore della matematica in occasione del primo Festival a Roma.
fonte sito AlmaLaurea
 

Cos’è la matematica? “Il grimaldello che permette di aprire molte strutture”. A parlare è Piergiorgio Odifreddi, professore di logica matematica all’Università di Torino, curatore scientifico del primo Festival italiano di Matematica (vedi news di Marzo). In occasione di questo evento lo abbiamo intervistato per capire cosa ne pensa della crisi di vocazioni negli studi matematici e del futuro dei numeri nella cultura del nostro Paese.

Come si spiega la crisi di vocazione della matematica? Negli anni le università hanno perso matricole, ma i dati AlmaLaurea dimostrano che chi si laurea in matematica trova lavoro.
“Il problema della perdita di vocazione della matematica non è solo italiano. Direi, piuttosto, europeo, per non dire mondiale. Accade così anche negli Stati Uniti, dove questa scienza è molto diffusa. A studiare matematica non sono tanto i nativi quanto gli stranieri, giovani arabi o che provengono da paesi come la Cina, il Giappone e altri ancora. La tendenza di oggi è di prediligere le lauree che conducono a professioni più redditizie, come Medicina e Legge. Basta guardare il fenomeno della laurea in scienze della comunicazione. E’ tanto diffuso che si può parlare, all’opposto che per la matematica, di una crisi di crescita, ovvero la domanda supera l’offerta e i posti di lavoro per i comunicatori diminuiscono. Chi si laurea in matematica, invece, trova subito lavoro perché sono in pochi. Da alcune indagini statistiche che abbiamo condotto all’Università di Torino risulta che più del 50% dei laureati in matematica trova subito impiego”.

Allora il problema viene dal mondo della formazione? Le università non si fanno promotrici di una cultura della matematica?
“Credo che anche in questo caso il problema sia più vasto. Coinvolge non tanto il mondo delle università, quanto il mondo della scuola e della formazione in genere, comprese le elementari, le medie e gli studi superiori. Dobbiamo tener conto che gli insegnanti si trovano davanti ad intelligenze diversificate. Anche all’interno di una stessa persona le facoltà si sviluppano in modo differente, crescono con tempi diversi. Per esempio, nei bambini l’intelligenza musicale si sviluppa molto presto: già da molto piccoli sentono e riconoscono il ritmo. Diversamente, le facoltà matematiche si sviluppano nella pubertà”.

Bisogna, quindi, ripensare lo studio della matematica?
“Certamente. Dobbiamo promuovere lo studio di questa disciplina, valorizzando anche il suo aspetto ludico. Le università devono fornire gli elementi tecnici di base, i fondamenti, ma devono anche mostrare il lato piacevole della matematica. Solo così si può favorire la diffusione di una cultura nuova della scienza dei numeri. Il Festival è nato proprio per questo: promuovere lo sviluppo di una nuova sensibilità matematica”.

La laurea in matematica serve ad un laureato per trovare lavoro?
“Come per la filosofia si tende ad affermare che la laurea in matematica non serve per trovare lavoro. Diciamo pure che la matematica è l’impalcatura di molte discipline. La struttura alla base del sapere, lo diceva anche Platone. Chi si laurea in matematica trova lavoro nelle banche, in campo statistico, nella comunicazione. Anche nel mondo del disegno industriale. Nel settore della tecnologia, poi, è elemento primo di ogni sviluppo. E’ un pass partout per molte discipline ”.

Dobbiamo sfatare il luogo comune che la matematica sia solo per geni?
“Il genio matematico esiste, come in tutti i campi, ma sempre che tu non sia il piccolo Mozart della situazione, le capacità si sviluppano e crescono con il tempo. Le persone normali possono imparare matematica come tutte le altre discipline. Devono sapere però, che come in ogni ambito di studio, di lavoro e di vita, un 10% è ispirazione, l’altro 90% è sudorazione”.

Cosa ne pensa della fuga di cervelli ?
“In Italia si investono pochi soldi nella ricerca. Diciamo che il problema della fuga di cervelli riguarda più lauree come Fisica e Ingegneria dove si devono investire molti soldi in tecnologie avanzate, cosa che nel nostro Paese non si fa. La matematica, invece, non costa cara, quindi la fuga di cervelli è minore. Se c’è, dipende dagli sbocchi occupazionali”.

E della riforma universitaria cosa pensa?
“Credo che il problema non sia tanto della riforma in se, quanto del come è stata applicata. Da un progetto uniforme, si è andati verso la frammentazione: tanti corsi e corsini. L’obiettivo era creare un ponte per i nostri laureati con i paesi dell’Unione europea, favorire la mobilità delle risorse umane”.

Lei come ha iniziato la sua carriera da matematico?
“Mi sono diplomato da geometra e ho scelto la mia strada grazie a un libro: Introduzione alla Filosofia matematica di Bertrand Russell. Mi ha appassionato. Dopo la laurea a Torino in teoria della logica matematica, ho viaggiato e insegnato in America. Ora mi occupo di divulgare lo studio della matematica e insegno a Torino. E mi sono ritrovato, ironia della sorte, a curare l’introduzione al volume di Russell, il mio testo ispiratore”.

Il Festival è nato per divulgare la cultura matematica ?
“L’idea è stata del sindaco Veltroni. Già da tempo voleva realizzare un evento che desse risalto alla matematica, perchè in Italia non si punta alla sua divulgazione. Di matematici bravi ce ne sono, ma il problema è promuoverne la conoscenza della matematica sia nel suo valore scientifico sia come gioco e divertimento di qualità”.

Tre motivi per scegliere lo studio della matematica?
“Primo, perché è una materia bella, quindi ha un alto valore estetico. Poi, perché è utile e, infine, per il valore aggiunto che reca a chi la studia”.

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